Nato a Salisburgo, Lukas Hagen ha studiato presso l’Universität Mozarteum Salzburg e con Gidon Kremer, tra i migliori violinisti al mondo. Dal 1999 è docente di violino e musica da camera proprio al Mozarteum, ed è spesso invitato a far parte della giuria di concorsi internazionali. Primo violino dell’Hagen Quartet, con cui, fin dal 1981, si esibisce nelle più importanti e prestigiose sedi concertistiche di tutto il mondo, Lukas Hagen è stato direttore della Chamber Orchestra of Europe e violinista del Serapion Ensemble.
Lukas Hagen tiene dal 2018 presso l’Accademia di Musica un corso di perfezionamento di violino ed è uno dei docenti del corso di violino della nuova Scuola di specializzazione post-laurea in beni musicali strumentali. Lo abbiamo intervistato nell’ambito di Professione Musicista per chiedergli suggerimenti e consigli utili ai nostri studenti, destinati a diventare la futura generazione di professionisti.
Quali sono le esperienze più significative che hanno caratterizzato il suo percorso formativo, in quale periodo della sua vita e perchè?
Nostro padre, ogni giorno, mi lasciava suonare con mio fratello e le mie sorelle e questo ha davvero avuto un impatto a lungo termine. Sono cresciuto in un’epoca in cui la cosiddetta Hausmusik era ancora molto popolare. A Salisburgo c’erano parecchie famiglie con 4-6 bambini che suonavano tutti gli strumenti e ci siamo incontrati in occasione delle gare giovanili, come potete immaginare. Al giorno d’oggi, proprio per il fatto che le famiglie hanno per lo più solo uno o due figli, questa idea fantastica e anche tradizionale di Hausmusik si è praticamente persa.
Ci racconta uno o due momenti determinanti della sua carriera? Cosa hanno rappresentato?
I miei diversi insegnanti hanno sempre segnato una svolta nella mia crescita, sia come violinista che come persona, mostrandomi un punto di vista diverso sul mio modo di suonare e comprendere la musica. Probabilmente l’evento più importante per noi, come Hagen Quartet, è stato l’invito di Gidon Kremer al suo Lockenhaus Festival. Per molti anni abbiamo avuto la possibilità di conoscere e suonare insieme ai migliori musicisti dell’epoca. Parlando per me, sono sicuro che abbia influenzato il mio modo di suonare più di ogni altra cosa. Anni dopo, le lezioni di Nikolaus Harnoncourt o György Kurtag hanno cambiato radicalmente il nostro modo di pensare e interpretare la musica che suonavamo.
Gli errori spesso sono dei grandi insegnamenti: se potesse tornare indietro cosa farebbe diversamente?
Studierei e approfondirei il repertorio solista, e lo farei prima dei 19 anni, cioè prima dell’inizio della mia carriera e delle tournée con il Quartetto. Quello che impari in questo periodo della vita, lo avrai interiorizzato per sempre. Se lo avessi fatto, avrei avuto la possibilità di tenere anche molti concerti da solista, oltre ai tour con il Quartetto. Penso che sarebbe stato molto importante, ma anche che avrei sempre voluto farlo.
Le decisioni importanti da prendere, lungo il cammino, sono sempre molte e talvolta si legano a filo doppio con le occasioni che si presentano. Cosa l’ha aiutata a non perdere l’orientamento?
Devo dire che, per quel che riguarda la mia carriera, sono stato molto fortunato. Essere a stretto contatto con la musica da camera e suonare in quartetto ha tracciato il nostro percorso fin dal primo momento e non è stato necessario prendere grandi decisioni. Un tassello si è unito a quello precedente, come i concorsi, il Lockenhaus, il contratto con la Deutsche Grammophon, i concerti e così via. Quello che abbiamo fatto e che è sempre stato il nostro obiettivo, è stato lavorare sodo, cercare di capire e interpretare la musica nel senso del compositore, mantenendo il rispetto reciproco, e non ultimo, rimanendo umili. Potreste pensare che suoni sacrosanto, ma è stata la chiave della nostra carriera.
Cosa consiglia ai ragazzi che si stanno perfezionando, oltre allo studio con grande passione e costanza?
Lavora duro, sii aperto ad altre forme d’arte, a letteratura, pittura, teatro, qualunque cosa. Qualunque sia la tua strada, orchestra, solista o insegnante, rimani un musicista da camera nel tuo cuore e sii sempre consapevole che hai a che fare con la professione più bella. Ti auguro che i tempi cambino di nuovo in meglio e che tu possa fare musica senza restrizioni.
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