Johannes Brahms
Trio in si maggiore op. 8
Allegro con brio. Con moto.
Scherzo: Allegro molto. Trio: Meno allegro
Adagio non troppo
Finale. Allegro molto agitato.
Ludwig van Beethoven
Trio n. 7 in si bemolle maggiore op. 97 Arciduca
Allegro moderato
Scherzo: Allegro
Andante cantabile ma però con moto
Allegro Moderato
Anime diverse che perseguendo un’ideale attraverso lo studio, giungono a un pensiero musicale condiviso. Il Trio di Parma è l’emblema di questa filosofia di vita, grazie a una carriera costellata di successi che ha superato i trent’anni di attività. Johannes Brahms guardava a Ludwig van Beethoven quale modello assoluto; fin dall’esordio del Trio op. 8, che ascoltiamo nella seconda versione, la più eseguita, possiamo notare le analogie con l’op. 97 nel sereno clima espressivo e persino nella conduzione tematica e nell’uso di elementi ritmici.
Proseguendo nel raffronto troviamo gli Scherzi, due modelli di perfezione: quello beethoveniano ha un sapore teatrale e ampie dimensioni, quasi simili a quello della Settima Sinfonia, mentre quello di Brahms ha un ardore giovanile unito alla viennesità della parte centrale; i due tempi lenti, un tema con variazioni in Beethoven e un corale responsoriale in Brahms, sono due brani di grande profondità espressiva. La conclusione dell’Arciduca, titolo dovuto alla dedica per l’amico e mecenate Arciduca Rodolfo, è intrisa di comicità e buonumore diversamente dal finale dell’op. 8 in forma di rondò-sonata: Brahms crea qui un brano di ampie dimensioni che nasce da una cellula tematica che si aggira misteriosamente tra gli strumenti e si alterna con un secondo tema dal carattere eroico in una perfetta dialettica sonatistica.