Ludwig van Beethoven
Sonata in mi minore op. 90
Mit Lebhaftigkeit und durchaus mit Empfindung und Ausdruck (Con vivacità ma sempre con sentimento ed espressione)
Nicht zu geschwind und seht singbar vorzutragen (Non tanto mosso e molto cantabile)
Sonata in si bemolle maggiore op. 106 “Hammerklavier”
Allegro
Scherzo. Assai vivace
Adagio sostenuto. Appassionato e con molto sentimento
Largo. Allegro risoluto
Interprete nel quale tradizione tedesca e cultura italiana si fondono da sempre, Alexander Lonquich è considerato uno dei musicisti più affascinanti nella sua lettura del Classicismo viennese, di Schubert, del Romanticismo. Artista poliedrico negli interessi e nella pratica musicale, Lonquich ha – come tutti i grandi pianisti – un rapporto costante con la figura di Beethoven.
Due opere particolarmente significative ne colgono qui la transizione tra secondo e terzo stile: la Sonata in mi minore op. 90, salutata da uno dei primi recensori come una delle più «semplici, ricche di melodia, piene d’espressione, di chiarezza e di dolcezza» da uno dei primi recensori, giunta nel 1814 dopo il decennio di vistosa astinenza dalla composizione pianistica, e il monumento per eccellenza, quella Groβe Sonate op. 106, coronata da una gigantesca Fuga, che rappresenta magnificamente l’innesto compiuto da Beethoven della tradizione contrappuntistica bachiana con le più avventurose conquiste del sonatismo.