LA FORMAZIONE TRADIZIONALE DEL COMPOSITORE
La formazione tradizionale del compositore, tuttora prevalente nei conservatori e nelle accademie, è finalizzata alla realizzazione di partiture, ossia di testi scritti, che vengono successivamente affidati agli interpreti per l’esecuzione. Secondo questa prassi inveterata, il lavoro del compositore termina quando il testo assume la sua stesura definitiva, e da lì ha inizio il lavoro dell’interprete. Questa divisione dei compiti rispecchia la prassi interpretativa della musica del passato, ma contraddice sia la realtà storica della composizione, in cui il compositore non è mai stato alieno al processo di realizzazione pratica dei suoi lavori, sia i più recenti sviluppi della composizione, in cui sempre più spesso i compositori sono direttamente coinvolti nell’esecuzione delle proprie musiche.
Il desiderio di colmare questa lacuna didattica e di indirizzare il percorso compositivo degli allievi verso la realizzazione pratica dei loro lavori attraverso l’effettivo coinvolgimento del compositore nell’atto esecutivo, e la formazione di un nuovo ensemble ad essa dedicato, porta alla nascita in Accademia di un’occasione unica: un corso coordinato da Francesco Antonioni, dedicato in modo innovativo alla composizione orientato alla performance.
“Lungi dal limitare il compositore nella sua immaginazione, gli aspetti pratici della realizzazione contribuiscono a stimolare l’immaginazione e la fantasia, e a colmare la distanza che a volte si crea tra compositori ed esecutori, spesso responsabile dell’insuccesso delle esecuzioni di musica nuova. Al compositore-esecutore viene assegnato il compito di motivare e convincere gli esecutori, attraverso la partecipazione e dunque la condivisione della responsabilità nell’atto esecutivo. Colmando la distanza tra compositore ed esecutori si intende anche sviluppare un pensiero compositivo nuovo, fecondo e distintivo” racconta Francesco Antonioni, definito dal Guardian ‘un compositore che sa esattamente cosa fare e come realizzare le proprie idee’.
“L’ordinamento accademico vigente classifica la composizione tra le discipline teoriche, travisando così la realtà del lavoro compositivo” specifica poi Antonioni, entrando più nel dettaglio. “Il corso di composizione orientato alla prassi ristabilisce la consuetudine e la continuità con la storia della composizione (si pensi a Mozart, Mendelssohn, Britten, Shostakovich, Boulez, Berio, Maderna, Rzewski) e con la condizione presente (si pensi a Salonen, Benjamin, Adès, Eötvös, Pintscher). A partire dal secondo Novecento si registra una grande fioritura di ensemble diretti da compositori e nel nuovo secolo, grazie anche allo sviluppo della musica elettronica, sono molti i compositori-performer che integrano il pensiero musicale con la sua realizzazione pratica”. La totale integrazione del processo compositivo con la sensibilità esecutiva, obiettivo del corso, rappresenta un’opportunità unica nel panorama didattico per affiancare le competenze del compositore a quelle del direttore dell’esecuzione.
CARATTERISTICHE DEL CORSO DI COMPOSIZIONE
Le lezioni di composizione sono tenute proprio da Francesco Antonioni, coordinatore del corso . Le sue composizioni sono state commissionate dall’orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Albany Symphony Orchestra (USA), Ensemble Modern (Frankfurt), Birmingham Contemporary Music Group (UK), MiTo Settembre Musica, Biennale di Venezia (2001, 2010, 2016), ed eseguite da Antonio Pappano, Vladimir Ashkenazy, George Benjamin, Evelyn Glennie, Yuri Bashmet.
La direzione d’orchestra e la preparazione direttoriale dei compositori è affidata a Alessandro Cadario.
Non mancano seminari con compositori ospiti cui verranno affiancate lezioni di direzione d’orchestra e concertazione di musica da camera, finalizzate alla esecuzione delle partiture composte dagli allievi in un concerto diretto dagli allievi stessi, che saranno anche incoraggiati a partecipare come performer.
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