Costituito nel 1989 in seno al Conservatorio di Torino, il Trio Debussy è attualmente il più longevo trio italiano e uno dei rari trii a “tempo pieno” nel panorama della musica da camera internazionale. Ha al suo attivo centinaia di concerti nelle più importanti società concertistiche italiane ed estere e collaborazioni con realtà musicali di estrazione differente, da Massimo Pitzianti a Paolo Conte. Dal 2010 il Trio Debussy collabora con l’Unione Musicale.
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Dico che chi resiste vince. La volontà è il talento più prezioso ed è non a caso quello in cui noi possiamo maggiormente esercitare il nostro libero arbitrio. (Francesca)
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Il Trio Debussy – formato da Antonio Valentino pianoforte, Piergiorgio Rosso violino e Francesca Gosio violoncello – ha tenuto per molti anni presso l’Accademia di Musica uno dei corsi di perfezionamento di musica da camera e masterclass in occasione del campus di Musica d’Estate (ancora attive) Lo abbiamo intervistato nell’ambito di Professione Musicista per chiedergli suggerimenti e consigli utili ai nostri studenti, destinati a diventare la futura generazione di professionisti.
Quali sono le esperienze più significative che hanno caratterizzato il suo percorso formativo, in quale periodo della sua vita e perchè?
Vivere di musica da camera è un’esperienza iniziatica continuativa, tanto che non si riesce a distinguere nettamente dove stia il confine tra gli anni di apprendistato e la carriera. Ci si accorge di aver raccolto e fatto sedimentare molte esperienze e altrettante conoscenze, quando ci si ritrova a dover trasmettere le competenze agli allievi. Ma anche quando si diventa formatori, non si smette mai di essere in continua formazione. (Francesca)
Ci racconta uno o due momenti determinanti della sua carriera? Cosa hanno rappresentato?
Mi sorprendo nel non riuscire a individuare con chiarezza dei momenti precisi. Certo è che ricordo con emozione gli anni in cui abbiamo inventato e organizzato il nostro festival Tra futuro e passato. Dare alla luce opere, che poi sono rimaste nel nostro repertorio e progettare i concerti come entità monografiche ci ha profondamente arricchiti e gratificati. (Francesca)
Gli errori spesso sono dei grandi insegnamenti: se potesse tornare indietro cosa farebbe diversamente?
Se dovessi tornare indietro farei attenzione che l’eccesso di autocritica e di onestà intellettuale non siano mai così prevalenti dal divenire invasivi. Intendo dire che una visione puramente idealistica può divenire tarpante ogni qualvolta ci si accinga a proporre e vendere la propria immagine. Credo che in una società difficile e spietata come quella in cui viviamo, basata a volte più sulla promozione dell’apparenza che della sostanza, sia spesso necessario trasformarsi in imprenditori di se stessi, pur riconoscendo che tutto ciò con l’arte non ha nulla a che fare. Penso che trovare il giusto compromesso tra due aspetti così apparentemente antitetici, pur conservando sempre l’etica e la trasparenza, sia uno dei più ardui compiti in cui si debba cimentare chiunque decida di intraprendere oggi questa professione. (Piergiorgio)
Le decisioni importanti da prendere, lungo il cammino, sono sempre molte e talvolta si legano a filo doppio con le occasioni che si presentano. Cosa l’ha aiutata a non perdere l’orientamento?
Mi ha aiutato la coscienza di essere “uni e trini”. Sono sicura che, se fossi stata libera e sola, nei momenti più difficili avrei mollato la presa. (Francesca)
Cosa consiglia ai ragazzi che si stanno perfezionando, oltre allo studio con grande passione e costanza?
Dico che chi resiste vince. La volontà è il talento più prezioso ed è non a caso quello in cui noi possiamo maggiormente esercitare il nostro libero arbitrio. (Francesca)
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