Pietro De Maria per Professione musicista: intervista esclusiva

L’intensa attività concertistica di Pietro De Maria lo vede pianista solista con prestigiose orchestre internazionali e con direttori quali Roberto Abbado, Gary Bertini, Myung-Whun Chung, Vladimir Fedoseyev, Daniele Gatti e Gianandrea Noseda. Il suo repertorio spazia da Bach a Ligeti ed è il primo pianista italiano ad aver eseguito pubblicamente l’integrale delle opere di Chopin in sei concerti. Vincitore di importanti concorsi, è Accademico di Santa Cecilia e insegna al Mozarteum di Salisburgo.  

Pietro De Maria tiene presso l’Accademia di Musica corsi di perfezionamento di pianoforte e tiene masterclass al campus Musica d’Estate. Lo abbiamo intervistato nell’ambito di Professione Musicista per chiedergli suggerimenti e consigli utili ai nostri studenti, destinati a diventare la futura generazione di professionisti.  

PROFESSIONE MUSICISTA: UN’INTERVISTA ESCLUSIVA A PIETRO DE MARIA
LE ESPERIENZE CHIAVE

Quali sono le esperienze più significative che hanno caratterizzato il suo percorso formativo, in quale periodo della sua vita e perchè?

Senza dubbio l’aver ascoltato dal vivo Arturo Benedetti Michelangeli e l’incontro con Maria Tipo. Non conosco molti pianisti della mia generazione che hanno potuto ascoltare dal vivo Benedetti Michelangeli: per me fu una rivelazione, una di quelle esperienze che ti cambiano la vita. Mi resi conto della magia sonora che poteva scaturire dal pianoforte e quel concerto (avevo 16 anni e andai in pellegrinaggio da solo a Montecarlo, di questo ringrazio ancora i miei genitori) impresse una svolta al mio modo di pensare la musica. Maria Tipo, invece, le magie sonore me le faceva ascoltare oltre che ai numerosi suoi concerti cui ho assistito, ogni volta che andavo a lezione. Diciamo che Maria Tipo mi ha aiutato a mettere in pratica l’idea del suono che avevo interiorizzato con Michelangeli: quindi attenzione estrema alla morbidezza del gesto, al legato, al pedale, potenziamento di una tecnica di dito che però è tutto il contrario di quella del pianista-dattilografo che suona con spalle, braccia e polso bloccati (le prime lezioni iniziavano sempre dall’esecuzione delle scale e per Maria Tipo la scioltezza delle articolazioni era fondamentale). Maria Tipo è sempre stata famosa per la sua severità, ma era anche capace di trasmettere una grande carica ai suoi allievi.

I MOMENTI DETERMINANTI

Ci racconta uno o due momenti determinanti della sua carriera? Cosa hanno rappresentato?

Certamente la vittoria al Concorso Géza Anda di Zurigo nel 1994. Grazie a questo riconoscimento ho avuto moltissimi concerti in tutta Europa e in America, ma soprattutto ho conosciuto molte persone straordinarie, sia tra i musicisti che ho incontrato e con cui ho avuto il piacere e l’onore di suonare (per esempio Sándor Végh con il quale suonai due Concerti di Mozart, uno con la Camerata Salzburg e l’altro con l’Orchestra da Camera di Vienna, che ancora ricordo come un grande insegnamento), sia tra le persone conosciute grazie al Concorso. Tra queste Hortense Anda-Bührle, la vedova del celebre pianista, una donna di un’energia e un entusiasmo incredibili, grande collezionista d’arte (che emozione suonare sul pianoforte di Géza Anda con un dipinto di Gauguin alla parete!). Ho stretto amicizie profonde e durature grazie a questo Concorso. Un altro momento che ricordo ancora con emozione fu l’incontro con Nikita Magaloff, conosciuto tramite Maria Tipo durante i miei studi a Ginevra. Magaloff era un gran signore e una persona generosissima con i giovani pianisti. Suonai per lui diverse volte ed ebbi l’onore di averlo tra il pubblico per un mio concerto a Ginevra.

Corso triennale di perfezionamento in pianoforte tenuto da Pietro De Maria

GLI ERRORI

Gli errori spesso sono dei grandi insegnamenti: se potesse tornare indietro cosa farebbe diversamente?

Gli errori sono delle grandi opportunità di crescita. Dico spesso ai miei allievi che devono essere riconoscenti per i propri errori al pianoforte: con il giusto atteggiamento mentale possono esserci di enorme aiuto. Quando provo un programma nuovo, invito talvolta alcuni amici oppure suono a casa loro per un pubblico ristretto: in quelle occasioni mi capita a volte di sbagliare qualcosa che non pensavo potesse rappresentare un problema: può essere un passaggio oppure un’incertezza di memoria. Generalmente sono contento quando ciò accade, perché vuol dire che difficilmente mi succederà di nuovo in concerto! È una spia che mi dice che quel passaggio necessita di un supplemento di attenzione e dal giorno successivo mi ci dedico con cura. La stessa cosa vale per la vita e per questo non farei diversamente nulla: siamo quel che siamo grazie alle scelte e agli errori che abbiamo fatto. L’importante è esserne consapevoli e in fondo diventare consapevoli è un bell’obiettivo da porsi come esseri umani e anche come musicisti.

PER NON PERDERE L’ORIENTAMENTO

Le decisioni importanti da prendere, lungo il cammino, sono sempre molte e talvolta si legano a filo doppio con le occasioni che si presentano. Cosa l’ha aiutata a non perdere l’orientamento?

Maria Tipo è sempre stata un’ottima consigliera e la considero una grandissima insegnante perché non si è mai limitata a fare delle magnifiche lezioni, ma è sempre stata una donna generosissima, prodiga di consigli e aperta di vedute. E mia moglie, oltre ad essere una persona di grande intelligenza e buonsenso, mi ha aiutato a mantenere il contatto con la terra, cosa importante per un artista con la testa tra le nuvole! Avere una famiglia, un centro di gravità, è una cosa molto importante per un giramondo, anche se ogni volta è duro staccarsi da casa. Ricordo lo strazio di quando i miei figli da piccoli mi dicevano: “Non andar via, babbo!”

UN ULTIMO CONSIGLIO

Cosa consiglia ai ragazzi che si stanno perfezionando, oltre allo studio con grande passione e costanza?

La flessibilità e la curiosità: non bisogna avere come unico scopo quello di diventare un grande solista, è necessario prima di tutto crescere come musicista. Per questo trovo importante l’apertura ad esperienze come la musica da camera, la musica del Novecento e quella contemporanea. Spesso i ragazzi non sono curiosi di ascoltare i grandi interpreti del passato (eppure sarebbe così facile oggi con YouTube!) e non vanno ai concerti. YouTube è una miniera d’oro, però l’esperienza della musica dal vivo è insostituibile e in questo periodo di isolamento lo percepiamo ancora più intensamente. Penso che sia fondamentale la frequentazione del Bello in generale: apprezzare la letteratura, frequentare i teatri di prosa ed emozionarsi con le arti visive. Noi suoniamo ciò che siamo e quindi è bene nutrire il nostro spirito e il nostro intelletto!

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